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Non sarebbe la prima volta

8 Commenti »

Quando uccidevi,
favorendo il potere,
i soci vitalizi del potere,
ammucchiati in discesa
a difesa della loro celebrazione


(Fabrizio De André
"Sogno numero due"
da "Storia di un impiegato"
1973)


Io lascerei perdere, dandole per implicite, le ovvie formule di condanna del terrorismo, e mi concentrerei piuttosto su una riflessione di taglio diverso: quando il potere è in difficoltà perché il suo consenso diminuisce a vista d'occhio, mettersi a sparare produce quasi inevitabilmente l'effetto di terrorizzare la gente e indurla a rimettere nelle mani di quel potere la propria urgenza di sicurezza.
A meno che, naturalmente, la rivoluzione armata non acquisti una massa inerziale così imponente da capovolgere completamente la situazione e prendersi tutto il banco: cosa che negli anni '70, tanto per fare l'esempio più recente, non è accaduta, complice il fatto che il potere reagì all'attacco dell'eversione con il cinismo di chi strumentalizza la violenza altrui a proprio vantaggio.
Questo mi viene da pensare, oltre al fatto che sparare non mi appartiene come metodo politico e quindi è una pratica che disapprovo, leggendo di un ipotetico ritorno della lotta armata: che finirà per serrare i ranghi del potere, ricompattarlo e quindi rafforzarlo, anziché distruggerlo.
Credetemi, non sarebbe la prima volta.

Non lasciarsi intimidire, ma un pochettino sì

2 Commenti »

A me fa un sacco piacere, davvero, che lo Stato non si lasci intimidire dai terroristi.
Ma siccome qualcuno sostiene -peraltro autorevolmente- che spesso e volentieri gli Stati -compreso il nostro- si siano lasciati intimidire così poco da arrivare addirittura a strumentalizzarli e ad usarli per i loro scopi, i terroristi, mi auguro che nel futuro si continui a non lasciarsi intimidire, però un pochettino sì.
Non so, magari giusto quel tantino di intimidazione che basta per fare in modo che i ruoli, come dire, rimangano distinti.

L'aggiornamento in tempo reale del PdL

4 Commenti »

Ho prelevato lo screenshot che vedete qua sopra direttamente dalla homepage del sito del Popolo della Libertà pochi minuti fa, vale a dire alle ore 19:30 del 25 luglio 2011, momento in cui era ormai noto a chiunque che con l'attentato di Oslo gli islamici non c'entravano niente; eppure i nostri amici del PdL hanno pensato bene di lasciare in bella vista un comunicato del loro capodelegazione nel PPE Mario Mauro, che recita testualmente così:

Solidarietà nei confronti del popolo norvegese e del partito laburista norvegese costretto a subire la logica dell'odio e del pregiudizio. Il fondamentalismo di matrice islamica rimane uno dei pericoli più concreti del nostro tempo è l'ideologia forte più pericolosa dopo i totalitarismi.
Lo dico sempre, io, che internet è bello perché è costantemente aggiornato.

Update: stranamente, alle ore 19:55 il comunicato è stato rimosso dalla homepage. Che dite, gli mando una fatturina per il servizio?

Lo stato di diritto non è gratis

25 Commenti »

Ok, adesso mi rimane solo il problema di spiegare ai miei figli come sia possibile che nell'occidente progredito -e cristiano, come si ostinano a precisare ogni volta che possono i governanti di mezzo mondo- si scenda in strada a festeggiare con balli e trombette e si rilascino esaltate dichiarazioni di gioia per il fatto che un tizio cattivo sia stato non catturato, arrestato, imprigionato, ma deliberatamente ammazzato inseme ad altri quattro -tra cui il figlio- con un colpo di rivoltella che gli ha fatto chirurgicamente schizzare il cervello fuori dal cranio, e che il suo cadavere sia stato successivamente buttato in mare come un cane morto.
Lo stato di diritto, checché ne pensi chi adesso va ripetendo "ben gli sta", è praticabile soltanto se si è disposti a sostenere dei costi elevatissimi: e uno di quei costi, forse il più importante di tutti, è la rinuncia definitiva e incondizionata alla vendetta.
Quelli che vorrebbero tenerselo gratis o non ci hanno capito niente, oppure sono in malafede.

Chiamiamo le cose col loro nome

27 Commenti »

Sarà impopolare, ma per come la vedo io mettere in libertà un detenuto che sta male non c'entra niente con l'efferatezza dei delitti che ha commesso.
Se è vero che le condizioni fisiche di Pierluigi Concutelli non sono più compatibili con il carcere -il che equivale a dire che la sua permanenza in cella metterebbe a rischio la sua sopravvivenza- farlo uscire significa semplicemente applicare l'elementare principio per cui in Italia non è in vigore la pena di morte.
Questo, evidentemente, non ha niente a che vedere con il fatto che i suoi delitti siano stati -come in effetti sono stati- terrificanti, né con la circostanza che se ne sia o non se ne sia pentito, né con la sofferenza delle vittime e dei loro parenti -dei quali, peraltro, comprendo umanamente la rabbia-, e neppure con il fatto che sia stato un terrorista nero.
Si tratta semplicemente di una questione di logica: dire che Concutelli non dovrebbe uscire dal carcere pur essendo gravemente malato significa affermare che per certi crimini si vorrebbe la pena capitale; cosa che del resto ha fatto Vittorio Occorsio, nipote del giudice ucciso dal terrorista, esprimendo un'opinione che in quanto tale reputo legittima, pur non condividendola.
Invece di girare intorno al punto, allora, confrontiamoci sull'argomento vero: c'è chi ritiene che in determinate condizioni sarebbe opportuno ripristinare le esecuzioni capitali? Perché è di questo, con ogni evidenza, che stiamo parlando.
Io ritengo che la pena di morte sia incompatibile con lo stato di diritto, qualcun altro -quelli che vorrebbero vedere Concutelli crepare in carcere, per esempio- no: discutiamone, se è necessario, perché per come la vedo io non c'è niente di cui non si possa parlare.
Però, per piacere, non nascondiamoci dietro le parole, e chiamiamo le cose col loro nome.

Allarme filatteri

2 Commenti »


Ve lo chiedo senza ironia, perché proprio non ho capito: mi spiegate come si fa a scambiare la cosa che vedete nella foto per una bomba?

Resto in trepida attesa di lumi.

Stroncatura esclusiva

14 Commenti »

Il Santo Padre, precisa l'articolo, si riferisce ai kamikaze islamici.

Se tanto mi dà tanto, tuttavia, sarebbe interessante chiedere al nostro amico come giudica quelli che proibiscono agli africani di usare il preservativo, consegnandoli al contagio dell'AIDS, che fanno fuoco e fiamme per impedire che le giovani vengano vaccinate contro il virus dell'HPV, regalando loro un simpatico cancro all'utero, che si stracciano le vesti contro la diagnosi preimpianto, facendo in modo che vengano alla luce individui destinati a crepare tra atroci sofferenze (loro e dei loro genitori) nel giro di pochi giorni.
Si vede che Benedetto XVI, in simili fattispecie, non riscontra la presenza di vite spezzate, o che secondo lui i negri, le donne e i malati debbono considerarsi responsabili di chissà quale colpa.
Oppure, più probabilmente, che a suo modo di vedere il privilegio di stroncare vite innocenti spetta solo ad alcune confessioni piuttosto che ad altre.
A voi la scelta.

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