No, dico, vi rendete conto? Qua.
Archive for giugno 2011
Il buonumore di un cialtrone
In estrema sintesi, questi prima hanno hackerato il sistema informatico che gestiva il maxischermo davanti al municipio, e una volta dentro hanno trasmesso film porno a manetta tutta la notte.
Sarò un cialtrone senza rimedio, ma queste sono notizie che mi fanno iniziare la giornata con un pizzico di buonumore in più.
L'orrore
Pestaggio, morte cerebrale, gay village, froci di merda.
Signore e signori, Roma.
L'orrore.
Bella per te, Danie'
Come ci si sente, Danie', ad aver presentato nel 2007 una proposta di legge per il riconoscimento dei matrimoni tra omosessuali, e poi, dopo quattro anni, a ritrovarsi su una pagina web accanto a una dichiarazione come quella di Frattini?
Cos'è, nel frattempo hai cambiato idea? Adesso che sei nel partito di governo non pensi più, come allora, che il programma di governo venga stilato dalla gerarchie ecclesiastiche? Non ritieni più che nei confronti degli omosessuali venga posta in essere una "violenza razzista ormai intollerabile"?
Io non lo so, come ti senti a vederti in questa pagina. Io, al posto tuo, mi sentirei molto a disagio. Ma magari tu ti ci senti bene. Magari non ti sei mai sentito meglio.
Come si dice, bella per te.
Il "quizzone" di Metilparaben
Come l'anno scorso, negli stessi giorni in cui i ragazzi della maturità affrontano il "quizzone", ho deciso di sottoporre anche i lettori di Metilparaben a un esamino analogo: per verificare con quanta attenzione seguite questo blog, naturalmente, ma soprattutto se siete preparati sulle "perle" più preziose che i nostri politici hanno concepito negli ultimi tempi.
Mentre vi invito a scrivere nei commenti il punteggio che avete ottenuto, vi informo che quando le domande sono molto lunghe potrete visualizzarle interamente passando il mouse sulla zona azzurra, e vi avverto che se ne azzeccate meno della metà mi toccherà bocciarvi.
Buon "quizzone" a tutti!
E adesso vediamo se New York si spopola
La notizia è che la popolazione dello stato di New York è destinata ad estinguersi nel giro di un centinaio d'anni: questo, naturalmente, se volessimo dar retta agli anatemi degli integralisti, secondo i quali legalizzare i matrimoni gay metterebbe a rischio la sopravvivenza della specie.
Volendosi affidare alla logica e alla ragione, invece, la notizia è semplicemente che nello stato di New York è venuta meno un'odiosa discriminazione, e un numero considerevole di cittadini ha ottenuto i diritti che gli spettavano.
Io, personalmente, propenderei per la seconda strada: prontissimo a ricredermi e a scusarmi, naturalmente, se di qui a qualche anno la costa orientale degli Stati Uniti dovesse trasformarsi in una specie di deserto.
Coraggio, sono qua che aspetto.
Con te non parlo più
Chi legge questo blog sa che non sono certo un fan di Antonio Di Pietro. Nonondimeno, trovo che la pioggia di critiche che si è riversata sul leader dell'IdV per il semplice fatto che si sia intrattenuto a parlare con Silvio Berlusconi sia un evidente sintomo dell'infantilismo collettivo nel quale questo paese rischia seriamente di precipitare.
La politica, perfino nelle sue manifestazioni conflittuali più accese, dovrebbe rispondere a una dinamica un tantino più articolata delle liti tra adolescenti: chi crede che le si possa applicare senza colpo ferire il "con te non parlo più" farebbe bene a interessarsi di altro.
Gli antiromani de noantri
Intendiamoci: non voglio improvvisamente vestire i panni del campanilista sfegatato che difende a tutti i costi l'onore della sua città, ma direi che a questo punto stiamo passando il segno.
Non tanto perché mi infastidisca il fatto che illustri esponenti politici abbiano l'allegra abitudine di associare l'aggettivo "romano" a chissà quali nefandezze, quanto perché essi stessi beneficiano di quell'aggettivo sia in termini turistico-geografici (il ponentino, le ottobrate, le passeggiate al Pantheon e il gelatino a Piazza Navona), sia in termini politici (l'occupazione delle stanze del potere e i privilegi ad essa riconducibili, ivi compresa la possibilità di dedicarsi alle suddette passeggiate e ai gelatini di cui sopra scorrazzando su un'auto blu).
Fare gli antiromani, insomma, si può: purché lo si faccia da un posto diverso da Roma e senza godere di alcun beneficio politico.
Altrimenti è meglio lasciar perdere e scagliarsi contro qualche altra cosa.
Minerva, il tempo come ricchezza e la frugalità felice
Continua a leggere... ->>> | 11 Commenti »
[sottotitolo: Prendetevi il tempo - non necessariamente ora - per leggere con calma...]
Buongiorno
a tutti! Minerva sta guardando con curiosità questo vento che di
recente ha morbidamente accarezzato la penisola portando situazioni
inattese quali quelle d'un cambiamento che potrebbe essere di ordine
culturale oltre che politico – pensiamo alla (mobilitazione per la)
partecipazione al referendum, responsabile del successo dei medesimi
dopo anni di astensionismo, e alla danza sfrenata e dionisiaca delle
campagne elettorali, che abbiamo ben visto come
s'è manifestata a livello virtuale.
Ma
Minerva è rimasta ancora più colpita da ciò che stava accadendo nel momento in cui a Milano, per esempio,
mentre passeggiava per una via Padova protagonista a metà maggio di
iniziative 'dal basso' e momenti conviviali multiculturali e
intergenerazionali, ha sentito anziani milanesi riflettere commossi
“quando è stata l'ultima volta che abbiamo fatto qualcosa del
genere?, perché abbiamo permesso per decenni che questo non
accadesse?” e ancora “noi non eravamo così sospettosi!, quanto
tempo abbiamo perso!”.
Dove siete, sacerdoti della costituzione?
Mi piacerebbe chiedere agli amici del Partito Democratico, che negli ultimi mesi hanno fondato una specie di "religione della costituzione" (avete presente? roba del tipo quanto è bella la nostra costituzione, la nostra costituzione è la più bella del mondo, non consentiremo che si calpesti la costituzione, la costituzione va difesa con ogni mezzo, giuro sulla costituzione e via discorrendo), se siano al corrente del fatto che essa comprende anche l'articolo 27, il quale, al comma 3, recita testualmente così:
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.Stante il fatto che l'indecente situazione delle carceri italiane costituisce un oltraggio permanente al principio costituzionale testè richiamato, sarei curioso di sapere per quale motivo i suddetti sacerdoti della costituzione non siano impegnati in una lotta senza quartiere e senza respiro per risolverla.
Debbo concludere che quando si tratta dei carcerati la costituzione è un po' meno bella?
La riforma di Cota spiegata ai fedeli
Roberto Cota, governatore del Piemonte:
Andremo in tutte le parrocchie del Piemonte a spiegare la nostra riforma sanitaria ai cittadini. (...) Per questo ho chiesto aiuto all’arcivescovo. Perché nelle parrocchie possiamo entrare in contatto con migliaia e migliaia di persone di ogni età, sentire le loro opinioni e spiegare il nostro progetto.Ottimo.
Se ne deduce che per estendere ad un numero di cittadini ancora più cospicuo l'illustrazione della riforma sanitaria, e allo scopo di raccogliere ulteriori pareri preziosi, Roberto Cota non mancherà di recarsi anche presso le sedi dei centri sociali.
Oppure no?
Fare le nozze con i fichi e le tre aliquote
Detto da un commercialista, ridurre la riforma fiscale all'individuazione di tre aliquote è una semplificazione gigantesca.
Qua si tratterebbe mano a una selva di norme che rendono il fisco un ginepraio inestricabile, nel quale anche gli operatori del settore rischiano di sbagliare ogni volta che alzano un dito; di rendere il rapporto tra i contribuenti e gli enti impositori davvero paritario, evitando che per discutere una richiesta di pagamento sbagliata si debba stare in fila una mattinata, o peggio che si debbano pagare di tasca propria i professionisti come me per portare avanti un contenzioso anche quando si ha ragione da vendere; di rivedere il rapporto tra la tassazione delle imprese e quella delle grandi rendite finanziarie, che penalizza chi investe i propri soldi creando ricchezza e posti di lavoro per tanti e favorisce chi se ne sta a casa a speculare sui titoli e al massimo paga un paio di consulenti; di fare in modo che per presentare una semplice dichiarazione dei redditi sia sufficiente una telefonata di dieci minuti a un numero verde, come avviene in altri paesi; di combattere l'evasione sia sui livelli bassi, creando un conflitto di interessi vero tra chi deve fare lo scontrino e chi lo deve chiedere, sia su quelli alti, andando a pescare chi produce ricchezza con la pala ed è ignoto al fisco come mio figlio piccolo che ha nove anni.
Potrei continuare, evidentemente, perché ho scritto le prime cinque o sei cose che mi sono venute in mente, ma la lista sarebbe infinita.
Questi pochi esempi, tuttavia, dovrebbero bastare a spiegarvi perché quando sento parlare delle tre aliquote (e di un paventato aumento dell'IVA, by the way, che andrebbe puntualmente in culo ai soliti disgraziati) come il perno della riforma fiscale berlusconiana mi viene da scompisciarmi per non piangere.
Qua si tratta di darsi da fare sul serio, ammesso e non concesso che si abbia la voglia e la capacità per farlo.
Il resto sono chiacchiere, e il vento se le porta.
Generatore automatico di compromessi tra PdL e Lega sulla questione dei ministeri al nord
Istruzioni: fare refresh per ottenere un nuovo compromesso tra PdL e Lega sulla questione dei ministeri al nord
Diseducativo
Si vede che lo reputavano diseducativo per i giovani.
Mancava solo Topo Gigio
Ricapitolando, l'Italia intera è rimasta una settimana col fiato sospeso in attesa che una massa di individui in camicia verde muniti di ampolle contenenti acqua di fiume, inneggianti a non meglio precisate radici celtiche e teorizzanti l'esistenza di una fantomatica regione geografica individuabile su basi etniche tra la Tuscia e la Riviera di Ponente la illuminasse sul suo futuro.
Già che c'eravamo potevamo chiedere anche un parere a Topo Gigio, così eravamo a posto.
Ultimatum postdatato
A quanto pare l'attesissimo ultimatum di Bossi a Berlusconi si può sintetizzare più o meno così: o cambi subito registro, oppure a fine legislatura faccio un casino.
E' la geniale invenzione dell'ultimatum postdatato: minacci ora e inizi a incazzarti tra due anni.
Meglio delle offerte nei centri commerciali.
Generatore automatico di ultimatum della Lega al governo da Pontida
Istruzioni: fare refresh per ottenere un nuovo ultimatum della Lega al governo da Pontida
Bologna cambia faccia
L'aveva detto, che Bologna avrebbe cambiato faccia: e infatti, appena insediato, Virginio Merola ha inaugurato una bella inversione di tendenza sui diritti delle coppie di fatto.
Nel senso che di qui in avanti, a quanto pare, ne avranno meno di prima.
Che bello, quando i progressisti vincono le elezioni.
Pancioni e nani
Nello stigmatizzare senza riserve l'insulto che Giorgio Clelio Stracquadanio ha rivolto a Mario Adinolfi, mi corre l'obbligo di domandarmi quanti di coloro che si sono -giustamente- infastiditi dopo averlo ascoltato provino lo stesso sdegno ogni volta che qualcuno dà del ciccione a Ferrara o del nano a Berlusconi e a Brunetta.
Forse prima di stracciarsi le vesti per quello che fanno gli altri sarebbe il caso di dare l'esempio: altrimenti si finisce per diventare poco credibili.
E chissenefrega se ho scritto una cosa impopolare.
Dipendenti pubblici durante l'orario di lavoro
Bisogna punire i dipendenti pubblici che usano internet per motivi privati durante l'orario di lavoro.
Nella foto Sabatino Aracu, deputato PdL, in aula)
Tutto Brunetta minuto per minuto
Avete già visto il video in cui Renato Brunetta fornisce la sua versione sull'ormai celeberrima frase "questa è la peggiore Italia"? Sì?
Fa niente, guardatelo di nuovo insieme a me: e già che ci siete tenetevi aperto, in un'altra finestra, quest'altro video che documenta come sono effettivamente andate le cose.
Siamo pronti? Ok, partiamo con Brunetta:
Spieghiamo i fatti. Avevo appena finito il mio discorso alla giornata dell'innovazione al Testaccio, giovani e innovazione, quando una signora chiede di parlare, di pormi una domanda, le spiego "Sì, veloce però perché devo andare dal Presidente della Repubblica alla premiazione delle imprese che hanno vinto il premio sull'innovazione".L'avrà detto mentalmente tra sé e sé, perché nel video gira i tacchi indispettito e se ne va, dicendo soltanto "grazie, arrivederci, buongiorno, arrivederci".
Quando capisco che la signora, arrivata sul palco, vuole parlare di precari, pubblica amministrazione, dico: "Scusi, l'argomento è troppo complicato e lungo, non ho il tempo per trattarlo".
A questo punto, circa un secondo dopo, pronuncia la fatidica frase: "Questa è la peggiore Italia, grazie".
Però, stranamente, nel video di spiegazione quella frase viene posizionata altrove.
Vediamo come va avanti il ministro.
Mentre scendo dal palco vengo insultato, "buffone, vai a lavorare", compare uno striscione e cominciano gli spintoni.Detto che gli spintoni nel video non si vedono (ma la telecamera a un certo punto si sposta, ragion per cui potrebbero essere intervenuti proprio in quel momento), è comunque necessario fare un po' d'ordine.
Gli insulti ci sono, ma non quando Brunetta scende dal palco: arrivano dopo, mentre il ministro attraversa la sala per uscire, e sono molto successivi alla frase "Questa è la peggiore Italia"; frase che, come abbiamo appena visto, è stata già pronunciata da un pezzo.
E a questo punto dico: "Be', voi siete l'Italia peggiore".Chiaro? Nella versione di Brunetta la sua frase è alla fine dell'episodio, mentre nel video si trova all'inizio.
Ricapitoliamo, vi va? Ecco quello che si vede nel video:
- la precaria cerca di parlare;
- Brunetta si volta indispettito e se ne va, dicendo "grazie, arrivederci, buongiorno, arrivederci";
- subito dopo il ministro aggiunge: "questa è la peggiore Italia, grazie".
- Brunetta attraversa la sala e a questo punto arrivano gli insulti.
- la precaria cerca di parlare;
- Brunetta le dice "scusi, l'argomento è troppo complicato e lungo, non ho il tempo per trattarlo";
- il ministro scenda dal palco e arrivano gli insulti;
- solo a questo punto Brunetta aggiunge: "questa è la peggiore Italia, grazie".
La versione di Brunetta
Non ho modo di verificare se la ricostruzione dei fatti di Brunetta, finalizzata a dimostrare che quando ha detto "questa è la peggiore Italia" non ce l'aveva con tutti i precari ma solo con i contestatori presenti, corrisponda al vero.
Sta di fatto, però, che il modo in cui ha abbandonato il palco quando la ragazza ha detto di essere una precaria mi è parso ancora più grave delle parole che ha pronunciato subito dopo.
Perché una frase, qualsiasi frase, con un po' di buona volontà può sempre essere anche contestualizzata in modo diverso: ma l'immagine di un ministro della Repubblica che gira i tacchi in modo così sprezzante davanti a un cittadino che non ha neanche iniziato a parlare è inequivocabile.
Non ho modo, come dicevo, di verificare se la ricostruzione dei fatti di Brunetta corrisponda al vero.
Però, quand'anche fosse, la mia opinione sul suo conto non cambierebbe di una virgola.
Quelli che non fanno un cazzo
Secondo Giorgio Clelio Stracquadanio i simpatizzanti della sinistra che usano il web non fanno un cazzo dalla mattina alla sera.
Detto da un deputato, che come i suoi colleghi si porta a casa lo stipendio lavorando 15 ore a settimana, è davvero molto credibile.
Undicesimo: non commentare /3
E' online il terzo capitolo di "Undicesimo: non commentare": se avete letto i primi due, non perdetevelo; se ancora non avete iniziato a leggerlo, forse è l'occasione buona per farlo.
Buon divertimento.
Inarrivabile
(AGI) - Milano, 13 giu. - Se con l'esito referendario dovesse confermarsi la tendenza ad una contrarietà al nucleare altro non significherebbe che un allineamento alle scelte governative. E' quanto rilevato dal sottosegretario Daniela Santanchè che, a margine dell'assemblea generale di Assolombarda, ha fatto notare come l'esecutivo abbia "già abrogato quella che era la costruzione dei siti nucleari. Quindi - ha aggiunto - il referendum in parte è già stato fatto dal Governo".Per la serie: non solo non hanno perso, ma stai a vedere che alla fine della fiera hanno pure vinto.
Da applausi a scena aperta.
Generatore automatico di sinonimi per commentare il risultato dei referendum
Istruzioni: fare refresh per ottenere un nuovo kit di sinonimi per commentare il risultato dei referendum
Disperati
Le dichiarazioni di Maroni e della Santanchè, secondo i quali il quorum referendario sarebbe già raggiunto, mi ricordano un vecchio e glorioso videgioco intitolato "Monkey Island", nel quale il protagonista, tentando ingenuamente di distrarre un insidioso nemico, gli diceva:
Ehi, guarda, dietro di te! Una scimmia a tre teste!Solo che la disperazione di Monkey Island era per scherzo.
I quattro sì di Luca Zaia
Per la cronaca, Luca Zaia ha dichiarato ai cronisti di aver votato sì a tutti e quattro i quesiti referendari, ivi compreso quello sul legittimo impedimento.
Rubricare alla voce "solidità del rapporto con la Lega".
Un romanzo che non è stato ancora scritto
Sabato ho postato sul blog il primo capitolo di un romanzo che non esiste, nel senso che ho semplicemente iniziato a scriverlo e continuerò a pubblicarlo man mano che vado avanti.
Ebbene, qualcuno mi ha fatto notare che forse Metilparaben non è il posto più adatto per un'iniziativa del genere: ragion per cui ho trasferito il progetto su un blog nuovo di zecca che potete visitare cliccando qua.
Sarà mia cura informarvi anche da queste parti ogni volta che pubblicherò un nuovo capitolo: nel frattempo, se vi interessa sapere come va avanti la storia, bookmarkatelo, oppure abbonatevi al feed, o semplicemente passateci di tanto in tanto a controllare.
Sempre che vi vada, naturalmente.
Magari non ce la facciamo, ma se ce la facciamo...
Se si dovesse raggiungere il quorum, e se i sì dovessero vincere, inizieranno immediatamente a raccontarci che i referendum erano inutili, che non avevano alcun valore politico, che le norme abrogate erano già state eliminate da loro, che il governo è forte, che Sarkozy è al ventiquattro per cento dei consensi, il presidente del consiglio dell'Estonia -che tanto nessuno sa chi sia- è al diciannove e invece lui è ancora al quarantasei, che il prestigio internazionale dell'Italia è aumentato, che la sinistra è divisa e ostaggio dei centri sociali, che entro l'estate saranno portate a termine la riforma fiscale e quella della giustizia più una terza a scelta tra cinema, calcio e telecomunicazioni, che i ministeri saranno trasferiti al nord, anzi no, anzì sì, anzi solo alcuni, me l'ha promesso quello, quell'altro ha detto di no, quell'altro ancora si incazza e fa una corrente sua ma è tutto a posto, la maggioranza è coesa.
Magari non ce la facciamo: ma se ce la facciamo, gente, nei prossimo giorni ci sarà da scompisciarsi.
Undicesimo: non commentare /1
Il ragazzo ammanettato alla testata del letto strillava come una sirena, sotto la striscia di nastro da imballaggio che gli copriva la bocca.
La figura incappucciata smise di armeggiare nella borsa da viaggio che aveva appoggiato sul pavimento, si voltò verso di lui e gli assestò un pugno sotto le costole con tutta la forza che aveva.
Al ragazzo dovette mancare il respiro, perché i gemiti smisero di colpo e lasciarono il posto a una specie di risucchio che gli veniva fuori dal naso.
La figura incappucciata lo guardo annaspare, pensando che se fosse morto soffocato gli sarebbe toccato ricominciare tutto da capo. Meglio evitare.
Si avvicinò, afferrò un bordo del nastro e lo strappò via in un colpo, notando distrattamente che sul lato appiccicoso dello scotch erano rimasti incollati alcuni peli della barba.
«Se ti azzardi ad emettere ancora un solo suono ti sgozzo come un capretto. Ci siamo capiti?»
Il ragazzo aveva gli occhi spalancati e boccheggiava come un pesce tirato fuori dall'acqua. La figura incappucciata lo schiaffeggiò con la mano aperta.
«Allora, ci siamo capiti o no?»
Il ragazzo fece segno di sì con la testa. Il suo colorito era passato dal rosso carminio a una colorazione più simile a quella di partenza.
La figura incappucciata si girò di nuovo e ricominciò a frugare nella borsa, borbottando qualcosa tra sé e sé: «Adesso ci divertiamo, amico mio. Eccome, se ci divertiamo. Aspetta, aspetta...»
Poi si fermò. Dalla bocca gli uscì un gemito di soddisfazione. Aveva trovato quello che cercava.
Si girò di nuovo, di scatto, stringendo con entrambe le mani guantate il taser che aveva prelevato dalla borsa.
Prima che il prigioniero potesse ricominciare a gridare premette il grilletto.
Il corpo del ragazzo si irrigidì, formando un arco sul letto tra le mani ammanettate alla testiera e i piedi legati.
La figura incappucciata gli afferrò i pantaloni, li tirò giù con forza.
Poi fece lo stesso con i boxer.
Gli prese il pene con la mano sinistra, lo tirò verso l'alto, infilò la destra in tasca ed estrasse il rasoio.
Sferrò un fendente. Il pene si staccò di netto e gli rimase in mano.
Stette a guardare per qualche secondo il sangue che schizzava.
Poi si avvicinò al ragazzo e gli tagliò la gola.
Lorenzo era davanti al computer e aveva appena acceso una sigaretta.
Come tutte le sere controllava i commenti sul blog. Era diventato un lavoro impegnativo, negli ultimi tempi: a volte gli toccava l'incombenza di leggerne qualche decina, ma in fondo quello era il prezzo da pagare in cambio della soddisfazione di essere letto da tante persone.
Quella sera gliene restavano pochi, ma procedeva a rilento. Era stanco e non aveva grandi programmi per la serata: il blog, una pizza a portar via nel ristorante sotto casa, una birra fredda e magari un dvd.
Nel frattempo cazzeggiava su Facebook con la sua amica Federica, che cercava di spiegargli in chat la ricetta dei bucatini all'amatriciana. Lui leggeva tre o quattro righe alla volta, e ogni tanto ci metteva un “ok”, tanto per farle capire che era ancora davanti al computer.
Federica era arrivata alla pancetta soffritta. Lorenzo aspirò una boccata dalla sigaretta, riaprì la finestra dei commenti e attaccò a leggere l'intervento di un tizio che lo accusava di essere al soldo di una non meglio precisata lobby.
Sorrise, passò oltre.
Gliene mancavano solo quattro, e poi avrebbe finito.
Si tolse il cappuccio, si sfilò la tuta leggera e i copriscarpe di nylon e ripose il tutto nella borsa, in una busta di plastica. Si cambiò velocemente i guanti indossandone un paio nuovo di zecca.
Poi si alzò, si diresse verso il computer acceso e digitò l'indirizzo del blog.
A fianco del titolo dell'ultimo post, in un fumetto bianco, c'era la scritta che indicava il numero dei commenti: fino a quel momento ce n'erano ventiquattro.
Ci cliccò sopra, aspettò che si aprisse la finestra, si sincerò di essere ancora loggato a nome del ragazzo: l'aveva costretto a collegarsi prima di legarlo, neanche un'ora prima, ma pensò che fosse meglio controllare.
Quando gli apparve il box dei commenti tirò fuori il foglietto che aveva in tasca e ci digitò dentro i numeri che aveva appuntato:
2 – 6 – 15 - 67 - 4
6 – 9 – 9 - 1 - 18
Aspettò ancora qualche secondo, giusto il tempo di verificare che il commento fosse stato pubblicato.
Poi prese il cavo di alimentazione e lo tirò verso di sé.
Il computer si spense.
L'impercettibile ronzio della ventola cessò.
«Quindi tu non ci metti la cipolla?»
«Eh, no. La ricetta originale non la prevede».
«Bah...»
«Che fai, il blogger polemico pure quando si parla di cucina?»
«Ahahah!»
«Ridi, ridi...»
«Spe, chiudo un po' di finestre sennò mi si impalla tutto».
Lorenzo aveva finito di leggere i commenti qualche minuto prima e stava finendo di farsi raccontare la versione di Federica dell'amatriciana, ma il computer -cazzo, devo cambiarlo, si disse- aveva rallentato e stava quasi per bloccarsi per via di tutte le applicazioni che erano rimaste aperte.
Chiuse l'editor di immagini, il player degli mp3 e il giochino anni '80 con cui aveva iniziato a gingillarsi un paio d'ore prima, per dimenticarselo aperto dieci minuti dopo su una gigantesca scritta “GAME OVER”.
Poi passò a Firefox e chiuse una dopo l'altra tutte le schede che aveva aperto. Il computer sembrò accelerare di nuovo man mano che l'operazione procedeva.
L'ultima finestra aperta era quella dei commenti. Stava giusto per chiudere anche quella quando si accorse che ce n'era uno nuovo. Decise di guardarlo subito, e poi di disinteressarsi del blog fino alla mattina dopo.
Il commento era di ZorroWeb, un lettore della prima ora. Ci aveva anche chattato, qualche volta. Gli pareva si chiamasse Fabrizio. Un tipo simpatico e intelligente che non rinunciava mai a dire la sua, uno di quelli che volevano sempre l'ultima parola.
Cliccò sul link del commento e gli si dipinse sul viso un'aria interrogativa: sullo schermo c'era scritto
2 – 6 – 15 - 67 - 4
6 – 9 – 9 - 1 – 18
Che diavolo gli era saltato in mente, a Zorro? Rilesse i numeri, uno dopo l'altro, cercando di metterli in relazione al post, che parlava dei diritti degli immigrati.
Niente, buio totale.
Domani magari lo contatto e gli chiedo che vuol dire, pensò.
Si fece scappare dalla bocca un “mah”, chiuse la finestra e tornò su Facebook.
«Ehi, Lore', sei vivo?»
«Sì sì, scusa, ci ho messo un pochino. Allora, dicevamo della cipolla, no?»
Attaccare l'Europride per difendere i gay
Rocco Buttiglione sulla partecipazione di Lady Gaga all'Europride:
Il mondo gay non si sente rappresentato da chi gira dei video offendendo Gesù: se Lady Gaga dovesse rivolgere, domani, attacchi al Santo padre o alla Chiesa, milioni di gay moderati non si riconoscerebbero in quelle frasi.Cioè, in estrema sintesi: prima accusano gli omosessuali di essere dei peccatori senza rimedio e li escludono dalla chiesa, poi cercano di utilizzarli come strumenti per difenderla dagli attacchi (presunti) di una cantante.
Si tratta, ne converrete, di una mossa geniale: attaccare l'Europride con la scusa di voler difendere la sensibilità dei gay.
Un po' come uno dicesse di voler far tacere il papa per paura di offendere Buttiglione.
Moderazione dei commenti
Visto che qualcuno ha scambiato questo blog per un luogo in cui postare a ruota libera qualsiasi pensiero gli passi per la mente, spesso e volentieri senza la minima attinenza con l'argomento dei post, e siccome più di un lettore mi ha scritto che questo andazzo (comprensibilmente) lo mette a disagio, sono stato costretto ad attivare la moderazione: il che significa che ogni commento, prima di essere pubblicato sul blog, dovrà essere preventivamente approvato da me.
La cosa, ovviamente, ha delle controindicazioni: potrà capitare che chi commenta non veda apparire immediatamente il suo intervento (non ho la possibilità di passare l'intera giornata davanti al computer a leggere e approvare), e quindi la discussione immediata tra i lettori potrà risultarne un tantino penalizzata.
Però quando uno proprio non capisce che con il suo atteggiamento sta imponendo a tutti gli altri di leggersi i suoi chilometrici deliri, e poi grida pure alla censura (sic) se si cerca di spiegargli pazientemente che sarebbe il caso di avere un minimo di rispetto per il prossimo, non resta altro da fare.
Nei prossimi giorni vedrò di implementare un sistema di gestione dei commenti più sofisticato, che possa evitare il ripetersi di queste situazioni anche senza la moderazione: nel frattempo, purtroppo, non c'è altra scelta.
Mentre vi chiedo di avere pazienza, avverto il nostro amico che a partire da adesso affannarsi a postare decine di commenti nella speranza di continuare a disturbare sarà perfettamente inutile.
Mi basterà ignorarli.
Congiura internazionale
Brividi
Molto spesso, trovandomi in situazioni internazionali, mi dico: ma se ci fosse quello o quell'altro protagonista della sinistra, che figura farebbe il nostro paese? E qualche volta mi sono sentito i brividi nella schiena.Silvio Berlusconi, 9 giugno 2011.
Se questi sono i progressisti, figuratevi gli altri
Ecco, adesso Bersani l'ha detto esplicitamente:
Noi siamo radicalmente contro l'eutanasia.Il che, in termini meno sintetici, vale a dire che il principale (a suo dire) partito progressista del paese è "radicalmente contro" (non combattuto, desideroso di approfondire, aperto al dibattito: proprio "radicalmente contro") la possibilità che a un essere umano nel pieno delle proprie facoltà mentali venga concessa, dietro sua esplicita richiesta e dopo un accurato esame della sua situazione concreta, la possibilità di mettere dignitosamente fine alle sofferenze che gli derivano da una malattia incurabile invece di soffrire come un cane fino all'ultimo istante.
Questo il principale (a suo dire) partito progressista del paese.
Figuratevi gli altri.
I migliori amici dello stupratore seriale
Adesso viene fuori che Muammar Gheddafi, oltre ad aver rapito, torturato ed eliminato i suoi oppositori, avrebbe ordinato violenze sessuali in serie distribuendo viagra ai soldati per consentire loro di eseguirle con il necessario vigore.
Serve altro perché qualcuno dei 413 deputati e dei 232 senatori che nel 2009 hanno votato in senso favorevole alla ratifica del trattato di amicizia con questo individuo si decida a dichiarare pubblicamente di aver fatto una cazzata?
L'incomprensibile distruzione
Allora, vediamo di fare mente locale.
Mentre state leggendo questo post Marco e Francesca decidono di sposarsi in chiesa e fissano la data per il 16 giugno 2012.
Qualche mese prima del matrimonio, a novembre del 2011, il parlamento approva a sorpresa una legge che consente agli omosessuali di sposarsi.
A questo punto:
- Marco, avendo appreso che anche i gay potranno sposarsi, ci pensa su un attimo, decide che l'idea di un partner in smoking non gli dispiace, si convince di essere omosessuale e lascia Francesca per chiedere la mano del suo personal trainer: improbabile, passiamo oltre;
- Francesca, avendo appreso che anche i gay potranno sposarsi, viene assalita da una paura fottuta che in ragione di questa novità Marco si scopra omosessuale e la abbandoni sull'altare il giorno delle nozze; ragion per cui, sia pure a malincuore, lo lascia: ancora meno plausibile della precedente, bisogna pensare a qualcos'altro;
- i genitori di Francesca, laicisti convinti che avrebbero sognato un figlia lesbica, avendo appreso che anche i gay potranno sposarsi le promettono un ricevimento di nozze faraonico se convolerà con una donna; lei si lascia irretire dalla proposta, lascia Marco e sposa la vicina di casa: sempre peggio, anche questa non funziona;
- Ivano, compagno di scuola di Marco e perdutamente innamorato di lui fin dalle elementari, avendo appreso che anche i gay potranno sposarsi ricatta l'amico minacciandolo di rivelare a tutti che da piccolo si faceva le pippe nel bagno della scuola, e avvertendolo che recederà dal diabolico piano solo nel caso in cui accetti di sposarlo; Marco, annichilito dall'idea del pubblico ludibrio, lascia Francesca e sposa Ivano una settimana dopo: troppo romanzesca, niente da fare;
- Francesca, assistendo al matrimonio di una sua amica lesbica, si accorge che gli invitati alle nozze gay sono molto più trendy degli altri; quindi, abbagliata dalla prospettiva di un ricevimento alla moda, lascia Marco e chiede la mano della sua estetista: no, questa è roba da fiction, non va.
Se qualcuno di voi riuscisse a chiarirmi le idee con una spiegazione logica gliene sarei molto grato.
Égalité un cazzo
Un sacco di gente ci ha rimesso le penne, per affermare il principio che i cittadini sono tutti uguali.
E' per questo che fa una certa impressione girare in bici per il centro di Roma e imbattersi in una miriade di auto blu impegnate a circolare come se niente fosse nelle aree pedonali, a sostare dove non si potrebbe in attesa che il loro occupante, impegnato in chissà quali improcrastinabili faccende, ritorni con tutta calma a metterci il culo sopra, a saltare allegramente le code ai semafori con tanto di lampeggiante acceso.
Si tratta, evidentemente, di cittadini più uguali degli altri: gente che oltre ad andarsene in giro con l'autista non si degna neppure di farsi lasciare fuori dall'area pedonale e fare quattro passi a piedi, di farsi aspettare in un posto che non sia di ingombro alla circolazione, di mettersi in fila come gli altri quando c'è traffico; il tutto mentre le persone normali, quelle che vanno in giro col furgoncino per consegnare la merce ai negozi, che si recano al lavoro con lo scooter, che avrebbero bisogno di fermarsi giusto un attimo per fare un versamento in banca, si affannano come dannati in una bolgia dantesca per evitare una multa, per non arrivare in ritardo nel traffico congestionato, per cercare un parcheggio.
Non sto parlando del Presidente della Repubblica, ovviamente, né del premier, e neppure di ministri di particolare importanza: quelle automobili sono centinaia, e spesso sono occupate da gente che a guardarla in faccia non si riesce nemmeno a capire chi sia.
Eppure a quelle persone semisconosciute è permesso di sottrarsi alle regole che valgono per tutti gli altri: per quelli che lavorano, che studiano, che accompagnano i figli a scuola, che vanno in giro per negozi, che hanno un appuntamento la fidanzata, che vanno alla posta a pagare un bollettino; per quelli che vivono una vita normale, insomma, e che a quanto pare sono meno importanti di loro.
Un sacco di gente ci ha rimesso le penne, per affermare il principio che i cittadini sono tutti uguali.
E qualche volta, girando in bici per il centro di Roma, hai come la sensazione che sia stata fatica sprecata.
Amina
Amina Arraf è una blogger, è lesbica, vive in Siria e scrive quello che pensa.
Per questo l'altroieri è stata sequestrata dalla polizia del suo paese, e a distanza di due giorni ancora non si riesce a sapere dove sia stata portata.
Ci sono situazioni in cui scrivere in un blog può mettere seriamente a repentaglio la propria incolumità: il che significa, tra l'altro, che quello che circola sul web non conta poi così poco, al punto che i peggiori regimi hanno una paura fottuta dei blogger e tentano di metterli a tacere con ogni mezzo.
Io, per quel poco che vale, non posso fare altro che parlarne: chiedendomi se al posto di Amina sarei stato capace dello stesso coraggio.
Prima di esultare, ci dicano che non è vero
Ce lo dicano apertamente, che quell'affermazione è falsa, oppure si rassegnino al fatto che non è il caso di esultare, ma piuttosto di rammaricarsi, perché la RAI ha perso un programma che sulle tasche dei cittadini non pesava neanche un po': anzi, portava pure a casa degli utili.
E' una questione di aritmetica, mica di opinioni.
L'esercito del vizio
Secondo il "Dossier famiglia 2010", elaborato a cura del Dipartimento per le politiche della Famiglia e dell'Istat, nel 2009 in Italia c'erano 820.000 coppie di fatto, il 51% delle quali con figli, 1.155.000 monogenitori non vedovi e 900.000 coppie ricostituite (cioè con precedenti matrimoni alle spalle), il 59% delle quali con figli.
Tenendo conto del fatto che nello stesso periodo la media di figli per donna era di 1,42, si possono fare due conti al volo; senza alcuna pretesa di scientificità, s'intende, ma tanto per rendere l'idea degli ordini di grandezza di cui stiamo parlando:
- 1.640.000 (820.000 × 2): gli italiani appartenenti ad una coppia di fatto;
- circa 600.000 (820.00 × 51% × 1,42): i loro figli;
- 1.155.000: i monogenitori non vedovi;
- circa 1.600.000 (1.155.000 × 1,42): i loro figli;
- 1.800.000 (900.000 × 2): gli italiani appartenenti a famiglie ricostituite;
- circa 750.000 (900.000 × 59% × 1,42): i loro figli.
Praticamente, numeri alla mano, una specie di nazione del vizio e della depravazione, nella quale sarebbe consigliabile perfino evitare di uscire di casa per non dover assistere continuamente ad estemporanei accoppiamenti ad ogni angolo di strada, a disinvolti abbandoni di minori denutriti nel primo posto che capita e a rocambolesche separazioni con valige al seguito e conseguenti viavai di automobili e furgoncini per traslochi che paralizzano il traffico delle città.
Suvvia, non sarebbe il caso di smetterla con la fiction e parlare della realtà?
Generatore automatico di cose terribili che sono successe a Milano dopo una sola settimana di Pisapia sindaco
Istruzioni: fare refresh per ottenere nuove cose terribili che sono successe a Milano dopo una sola settimana di Pisapia sindaco
Un motivo semplice per abrogare il quorum
A me, sinceramente, fa già un effetto abbastanza deprimente il fatto che un numero crescente di persone vivano nel nostro stesso paese ma non si prendano la briga di informarsi sulle questioni che lo riguardano, né si degnino di alzare il culo dalla sedia per andare, neanche troppo spesso, ad esprimere il loro punto di vista su alcune di quelle questioni.
Nel caso del referendum, poi, la circostanza assume contorni paradossali, giacché questi ignoranti -nel senso che ignorano allegramente ciò che li circonda e si comportano come se non li riguardasse- finiscono per diventare addirittura più importanti degli altri, impedendo che le loro opinioni -quali che esse siano- possano trasformarsi in decisioni.
La chiave di volta di questo paradosso, com'è noto, risponde al nome di "quorum", ed è per questa semplice ragione -per evitare che a decidere per tutti siano proprio quelli che non hanno la minima cognizione per farlo- che a mio modesto modo di vedere andrebbe abrogato.
Voi mi direte: e quelli che non vanno a votare per una precisa scelta politica? Quelli che disertano le urne non perché se ne fregano del posto in cui vivono, ma al contrario perché con quel gesto intendono comunicare all'universo mondo chissà quale preciso messaggio?
Trovino un altro modo. Prendano la scheda e la annullino, o magari la infilino nella scatola senza averci scritto nulla: oppure, se decidono di non recarsi ai seggi, si rassegnino alla prospettiva di non entrare nel computo generale, e se proprio hanno qualcosa di illuminante da dire aprano un blog e ci scrivano dentro le loro considerazioni.
Altrimenti va a finire così: che per non sottrarre un raffinato mezzo espressivo ai sofisticati esteti dell'assenza, i referendum dai quali dipendono le sorti del paese vengono decisi da quelli che un referendum non sanno neppure cosa sia.
Onestamente, mi pare un po' troppo.
Verticismo antiverticista
Mi ripeto, ma francamente trovo la cosa sconcertante: vi pare credibile che per inaugurare un nuovo corso, caratterizzato dalle primarie quale strumento indispensabile per dare una svolta rispetto ad "un'impostazione troppo verticistica", un partito politico si affidi a un segretario designato dal capo, non ancora ratificato da un organo collegiale e neppure previsto dallo statuto?
Non sarebbe stato un tantino meno "verticistico" il procedimento inverso, ovvero modificare lo statuto attraverso l'organo competente introducendo la figura del segretario e poi indire le primarie necessarie per eleggerlo?
Cos'è, cercate di convincere gli elettori di essere improvvisamente diventati democratici, e intanto continuate a fare le cose come le avete sempre fatte?
TaxiQuorum
Ecco a voi TaxiQuorum: chi ha la possibilità di dare un passaggio al seggio dei referendum a una persona anziana e/o con problemi di movimento, e viceversa chi avrebbe bisogno di essere accompagnato, può scrivere una mail a questo indirizzo.
Aderite, se potete, perché l'iniziativa è davvero bella e molto utile.
Via Gilioli.
Primarie per tutti gli altri
Vediamo se ho capito: il nuovo segretario del PdL, nominato non si capisce bene da chi in barba al fatto che la figura del segretario non è neppure prevista dallo statuto del suo partito, inaugura il suo mandato al grido di "primarie per tutti".
Tutti gli altri, evidentemente.
Voglio i miei "-ani" anch'io
L'altra sera, parlando con un'amica del PD, sono venuto a conoscenza del fatto che esistono gli "zingarettiani", con ciò dovendosi intendere gli appartenenti alla corrente, o alla scuola di pensiero, che fa capo al presidente della provincia di Roma.
Ora, senza voler togliere nulla a Nicola Zingaretti, debbo confessarvi che sono rimasto piuttosto meravigliato, giacché ero convinto che il suffisso "-ano" fosse riservato ai politici che, nel bene e nel male, hanno segnato la storia di una nazione (i togliattiani, i degasperiani, gli andreottiani e via discorrendo), o perlomeno, volendosi allargare, agli esponenti di spicco di un partito.
Invece, a quanto pare, nella complessa e articolata struttura del PD il privilegio di avere degli -ani tutti propri non viene negato a nessuno: di tal che si deve presumere, a titolo meramente esemplificativo, che accanto agli zingarettiani esistano anche i chiampariniani, gli orlandiani, i colanniniani, i serracchianiani, i madiani e così via, fino nei meandri dei singoli circoli, in cui le correnti si ramificheranno minutamente fino a rappresentare, aggiungendo un gratificante "-ani" alla fine, i punti di vista sul mondo di individui sconosciuti ai più e la manciata di persone che hanno deciso di aderirvi.
Sapete cosa ho pensato di fare? Uno di questi giorni mi iscrivo al PD, cercando contestualmente di convincere un paio di amici a fare altrettanto, e poi, alla prima occasione utile, me ne esco con qualcosa che abbia un vago connotato politico: che ne so, roba del tipo "bisogna risolvere il problema dei precari", oppure "il berlusconismo è ormai giunto al tramonto"; dopodiché, forte del consenso dei miei sostenitori, potrò scrivere sul blog che le mie opinioni non sono esclusivamente personali, ma vengono condivise da un gruppo di persone, per l'appunto i "capriccioliani", che si sono entusiasticamente rese disponibili a farle proprie.
Volete mettere, la soddisfazione?
L'ostinazione di difendere un disastro
In estrema sintesi le cose stanno così: le politiche proibizioniste sulle droghe, oltre ad essersi dimostrate completamente inadatte ad arginare il fenomeno delle tossicodipendenze, hanno regalato alle mafie un monopolio che le ha arricchite e rafforzate oltre ogni immaginazione.
Non riesco a capire che altro ci voglia per rendersi conto che si sta percorrendo la strada sbagliata, per convincersi che la legalizzazione delle droghe non è l'idea bislacca di qualche mattacchione, ma l'unica speranza concreta di invertire la tendenza, e per decidersi a voltare pagina.
Date retta: ammettete di aver sbagliato tutto, fate un passo indietro e piantatela, una buona volta, di difendere questo disastro.
Dottor libertà
Molto sinteticamente: l'appellativo di "dottor morte" calzerebbe a pennello a chi dovesse praticare l'eutanasia su degli esseri umani a loro insaputa.
Per come la vedo io, invece, uno che aiuta dei malati terminali consapevoli a realizzare la loro volontà di farla finita meriterebbe di essere chiamato "dottor libertà".
Questione di punti di vista.
Detto da un laziale, parte seconda
Da tifoso della Lazio, ironia della sorte, mi tocca difendere Daniele De Rossi per la seconda volta.
La prima, qualcuno lo ricorderà, fu più o meno un anno fa, quando il centrocampista della Roma, mosca bianca nello stucchevole conformismo buonista che caratterizza da sempre il mondo del calcio, commentò la trovata della tessera del tifoso osservando che a quel punto sarebbe stato utile istituire anche la tessera del poliziotto.
Oggi, a distanza di un anno, Daniele di De Rossi torna sulle prime pagine dei giornali nell'ambito dell'ennesimo scandalo legato al calcioscommesse, e ci torna perché il suo nome è stato citato da un altro in un'intercettazione telefonica, in relazione a una partita per la quale il calciatore della Roma non è indagato e nella quale non ha neanche giocato.
Un po' pochino, ne converrete, per mettere in croce una persona: eppure quel nome è scritto bello grosso sui titoli di parecchi giornali, e dubito fortemente che gli verrà data analoga rilevanza nel caso in cui, come pare possibile, si accerti definitivamente la sua estraneità alla vicenda.
Nell'associarmi allo schifo già espresso da altri, rilevo una volta di più che il garantismo di cui molti si agghindano funziona a corrente alternata.
Il che, ne converrete, non è esattamente il massimo della credibilità.
Generatore automatico di trasmissioni micidiali che hanno determinato l'esito delle elezioni
Istruzioni: fare refresh per ottenere una nuova trasmissione micidiale che ha determinato l'esito delle elezioni
Quando uno non è capace di altro
Dovrebbe averlo capito, che questa strategia inizia a non funzionare più.
Dovrebbe aver capito che se uno sforna promesse a manetta per diciassette anni, e poi le disattende puntualmente dando la colpa a qualcun altro, le persone, perfino quelle dotate di pochissimo senso critico, finiscono per fare spallucce e non credergli più.
Dovrebbe averlo capito a maggior ragione dopo le elezioni di Milano, durante le quali l'inversione del meccanismo si è rivelata con una certa evidenza e i suoi avversari hanno tratto vantaggio, anziché esserne danneggiati, dalla denigrazione sistematica e scomposta della quale sono stati fatti oggetto.
Dovrebbe averlo capito, eppure insiste: probabilmente perché scegliere di cambiare registro è possibile solo quando si è in grado di immaginare un'alternativa.
Io credo che l'abbia capito benissimo, quello che sta succedendo: ma che nonostante questo sia consapevole di non avere altra scelta che proseguire così, ostinatamente, fino alla fine.
Semplicemente perché non è capace di altro.
Paura, eh?
Procedendo da sinistra verso destra, Malan dice che il referendum sul nucleare è incomprensibile, Calderisi aggiunge che le norme del referendum sul nucleare non esistono più, Lupi osserva che usare il referendum (stavolta senza specificare quale) contro il governo è improprio, e la Bernini sottolinea che il referendum (di nuovo senza dire quale) non è un ring contro il governo (ammesso e non concesso un ring sia funzionalmente utilizzabile "contro" qualcuno, ma lasciamo correre).
Quella che vi ho appena sintetizzato, e che potete vedere coi vostri occhi nell'immagine qua sopra (cliccare per ingrandirla) è la sezione "In primo piano" del sito web del PdL.
Paura, eh?
Pisapia ha vinto su Twitter?
Il web ha inciso sui risultati delle elezioni amministrative?
Gli amici del Foglio lo hanno chiesto a me ed ad altri blogger: se siete curiosi di leggere come abbiamo risposto, eccovi il link.
Saluti.
Pacificare semplificando
Secondo alcuni, a quanto pare, quelli che hanno combattuto nell'esercito di uno stato fascista e razzista creato da un dittatore che opprimeva brutalmente l'Italia su ordine di un altro dittatore che opprimeva brutalmente l'Europa debbono essere considerati tali e quali a quelli che hanno combattuto per liberare l'Italia e l'Europa dalle suddette dittature, al punto che a entrambe le categorie di combattenti dovrebbero essere riconosciuti identica dignità e analoghi contributi pubblici.
Il che equivale a dire, se non erro, che il tanto decantato concetto di pacificazione consiste nell'equiparazione indiscriminata di chiunque con chiunque altro.
Molto pratico e veloce, non trovate?
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