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La celtica nel commissariato e il post rimosso

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Verso le undici di ieri Francesca Terzoni, che scrive su questo blog, ha pubblicato questa foto del commissariato di Via Cadamosto a Milano, che le era stata inviata via mail, in un post intitolato "Fascismi polizieschi".
Io, letto il post, l'ho chiamata chiedendole se conoscesse direttamente chi aveva scattato la foto e se fosse certa che non si trattasse di un fotomontaggio: siccome la fonte sembrava genericamente affidabile, ma non direttamente verificabile, e stante il fatto che nessun giornale aveva riportato la notizia, ho preso la decisione di rimuovere il post e di lasciarlo salvato in bozza, chiedendole contestualmente se avesse la possibilità di recarsi di persona sotto la finestra del commissariato per verificare se la cosa fosse autentica o se si trattasse di una "bufala".
Naturalmente, siccome né io né Francesca facciamo i giornalisti di professione, non è stato possibile procedere immediatamente al controllo sul posto: nel frattempo la notizia è uscita sul Corriere e su Repubblica, che presumo abbiano provveduto a verificarla, e quelli del commissariato hanno pure fatto partire un'indagine interna.
Insomma, a quanto pare la foto era autentica: ma nel momento in cui non potevo essere sicuro che lo fosse ho preferito rimuoverla e provare, per quanto possibile, a verificarne l'autenticità, piuttosto che rischiare di dare un'informazione inesatta.
Questo è tutto, anche a beneficio di chi mi ha scritto chiedendomi spiegazioni.

Contro il ddl (ma anche contro la disinformazione)

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Ecco la mia adesione allo sciopero contro il ddl intercettazioni: denuncio come l'informazione in tv oggi proprio non funzioni anche senza il ddl. Nel giorno dello sciopero, sul quale posso ritenermi d'accordo per tentare di svegliare le coscienze di quelli che al tema non si sono finora appassionati, sarebbe utile che i giornalisti facessero un po' di autoanalisi, soprattutto quelli televisivi, che hanno una maggiore responsabilità sulle loro spalle, visto che l'80% degli italiani si informa attraverso la tv.
Simone Sapienza ha monitorato i telegiornali di mercoledì, il giorno della manifestazione degli Aquilani a Roma. Poi non c'è da sorprendersi se sono incazzati neri.

TG1 ore 20
5° servizio, dopo tutta la politica.
Enfasi del conduttore nell'annunciare la risposta del Governo sugli arretrati: “i contributi non versati verranno ridistribuiti in 10 anni”. Non viene spiegato che le tasse restano. La maggior parte del servizio è sugli scontri. Viene letto nel finale il comunicato di Manganelli: “scontri provocati da un area antagonista estranea ai terremotati”. Nessuna voce ai sindaci e alla richiesta di rinvio dell'inizio del pagamento delle tasse e per la zona franca.
TG2 ore 20.30
Servizio di apertura.
Sui titoli del tg rientra la dichiarazione di Letta: “Potranno pagare le tasse in 10 anni”. Ai manifestanti è data voce ma non per gli obiettivi. Chiedono solo di “non far morire la città” e “tempi certi per la ricostruzione”. Anche in questo tg il comunicato del Governo è risolutivo. La giornalista conclude che “la protesta non si è svolta invano” e legge il comunicato del Governo.
TG3 ore 19.00
Primi due servizi.
Ci sono le proposte degli aquilani. Non ci sono politici ed istituzioni, non c'è il comunicato del Governo, né quello della Questura.
TG4 ore 18.55
Non è nei titoli di apertura.
Viene solo letto all'interno del telegiornale questo testo a commento delle immagini degli scontri:
"L' opposizione sceglie la piazza. Oggi gente guidata da Antonio Di Pietro, gente venuta dall’Abruzzo (ndr. non si dice mai l'Aquila) per protestare contro i ritardi nella consegna delle case. Sono stati fronteggiati dalle forze dell’ordine. Ci sono stati purtroppo due contusi. Hanno forzato un blocco della polizia per avvicinarsi a Palazzo Grazioli (ndr. prima di tutto per arrivare davanti al Parlamento) dove il Presidente del consiglio ha i suoi uffici e dove oggi c'era il vertice. Le ferite dell’Abruzzo sono state quasi tutte sanate grazie agli impegni del governo e alla solidarietà di tutti. Protagonista delle gazzarre, mi spiace dirlo è sempre Di Pietro. Alla gente di Abruzzo esprimiamo solidarietà perché nei momenti del terremoto e del dopo terremoto sono intervenuti tutti, è intervenuto il governo, sono intervenuti anche paesi stranieri, è intervenuta anche la vostra solidarietà, a chi però [pausa] era oggi ad aggredire le forze dell’ordine noi diciamo no".
TG5 ore 20
2° servizio.
La conduttrice nel presentarla conclude: “E' di poco fa la notizia che il Governo ha deciso di diluire in 10 anni le tasse in sospeso”. Questo tg parla di “1 migliaio di manifestanti guidati dal comitato 3.32 considerato vicino alla sinistra radicale. Con loro anche la curia e altre associazioni” (ndr. non si fa cenno alle istituzioni locali). Le proposte espresse dai manifestanti intervistati sono solo soldi per la ricostruzione. Il servizio si conclude con la versione di Manganelli: “secondo la Questura c'erano infiltrati dei centri sociali”.
STUDIO APERTO ore 18.30
La notizia è dopo la cronaca nera e il servizio è quasi esclusivamente sugli scontri. La conduttrice conclude in studio che “il Governo sta valutando di posticipare il pagamento delle tasse”.
SKY tg24
4 servizi.
Ma anche qui non c'è spazio per il sindaco de L'Aquila, per le voci istituzionali o per parlare delle proposte specifiche della manifestazione.
Qui la versione originale della sua analisi.
I Radicali hanno ragione a denunciare il regime dell'informazione in Italia, che oltre al sistema spartitorio delle cariche in Rai, è degenerato anche per il conflitto di interessi e per il controllo da parte di pochi e potenti gruppi editoriali.
Questi signori dei tg, oggi, manifestano contro il ddl intercettazioni. Troppo facile denunciare i paletti che si vogliono mettere dall'esterno all'informazione, quando al suo interno ci sono muri interi che bisognerebbe abbattere.
Cominciamo la riforma da noi stessi. Solo dopo possiamo cercare di cambiare gli altri.

Anche se non mi sento furbissimo

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Può anche darsi che oggi, incalzato dal lavoro che di questi tempi mi divora, non riesca a trovare il tempo di buttare giù neppure tre righe: nondimeno, mi corre l'obbligo di comunicare che finché mi lasciano qualche millimetro di spazio per dire quello che penso cercherò di prendermelo.
Per questo, pur condividendo le ragioni che hanno indotto numerosi giornali e altrettanti blog a protestare contro la legge bavaglio restando in silenzio, e nonostante il fatto che molti di quei giornalisti e di quei blogger siano persone che stimo assai, oltre che -in qualche caso- degli amici, preferisco manifestare il mio dissenso nell'unico modo che conosco: scrivere.
Ciò non significa, evidentemente, che io sia convinto di aver pensato "una cosa furbissima": ho semplicemente pensato una cosa, e siccome la penso credo sia giusto farla.
Tutto qua.

Eccolo, il motivo

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State a sentire cosa scrive Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, a Gianfranco Fini:

Caro Presidente, non finiremo mai di ringraziarla: il suo sostegno è stato di grande aiuto per la nostra faticosa e dolorosa ricerca di verità e giustizia per la morte di Stefano. Ma se non avesse visto quelle terribili foto di Stefano che hanno tolto il fiato alle coscienze di tutti, non avrebbe potuto mai comprendere le condizioni terribili in cui ha lasciato la vita. 'Morte naturale'! Non avrebbe potuto percepire la profonda falsità e ipocrisia della verità ufficiale.
Siamo cattolici e osservanti di fede, di idee moderate vicine al centrodestra. Ma non comprendiamo perché debba essere impedito, al cittadino che subisce un sopruso così grande dal potere dell'Autorità, di denunciarlo ed anche di provarlo registrandolo dal vivo, quando altrimenti mai sarebbe ascoltato, o peggio creduto. Confidiamo in lei affinché ciò che è stato consentito fare a noi non venga impedito ad altri. Francamente, non ne comprendiamo proprio il motivo.
Ammesso che fino ad oggi sia stato facile (e noi sappiamo bene che non lo è stato affatto), dopo l'approvazione del ddl intercettazioni sarà ancora più difficile (per non dire impossibile) che vicende come quella di Stefano Cucchi vengano alla luce, e le uniche verità che potranno emergere saranno quelle non sgradite al regime: le verità ufficiali, false e ipocrite, di cui parla Ilaria.
Come motivo mi pare più che sufficiente, o sbaglio?

Come Trilussa

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Ormai s'è capito: a forza di divieti e sanzioni stanno cercando di fare in modo che il primo che s'azzarderà a scrivere quattro parole in fila intervallandole con qualche nome e qualche cognome si ritrovi con un bel vivamaria di processi a carico; e che dopo il primo, il secondo e magari il terzo, a tutti quelli che vengono dopo passi del tutto la voglia di rompere i coglioni.
Dovessero farcela, non avremo che da scegliere: o dedicarci al modellismo, oppure imparare a fare come Trilussa, che denunciava la corruzione dei politici, il fanatismo dei gerarchi e gli intrallazzi dei potenti utilizzando allusioni, metafore e sottintesi, in modo da poter dire tutto dando la sensazione di non aver detto nulla.
Che ne dite, siete pronti a cimentarvi con le rime?

La Verità che stava in fonno ar pozzo
Una vorta strillò: - Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! -
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
- Prima de falla uscì - dice - bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi...

- M’assoccio volentieri a la proposta
- Disse un Ministro ch’approvò l’idea. -
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca. -

Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.

Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: - Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Purtroppo nun sarò riconosciuta!


(Trilussa, La Verità)

---
(Grazie a Gilioli per l'ispirazione)

So' arrivati li ammerigani

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Non vogliamo che succeda niente che impedisca ai magistrati italiani di continuare a fare l'ottimo lavoro fatto finora.
Se addirittura sono costretti a scendere in campo gli americani, vuol dire che l'abbiamo fatta fuori dal vaso.

Virus

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Al Comitato nazionale di Radicali Italiani ho espresso la mia contrarietà all'art. 3, comma 9, del regolamento Beltrandi, in cui prevedeva che le tribune politiche potessero essere trasmesse "anche in sostituzione" delle trasmissioni di approfondimento.
Ritengo infatti che i Radicali, contro la partitocrazia e le sue conseguenze nefaste sul paese, dovrebbero essere i primi difensori dell'informazione libera. E dell'informazione che non si ferma e non si arresta, neanche per fare spazio alle tribune: il diritto di cronaca non deve avere ostacoli.
Il discorso cambia se non si considerano Annozero, Ballarò, Porta a porta, etc., programmi di informazione: in tal caso la battaglia dovrebbe riguardare il trasferimento di quei programmi negli spazi della comunicazione politica (la differenza ha valore per la legge, che distingue fra comunicazione e informazione).
Con sorpresa ascolto il commento di Marco Pannella nella sua conversazione settimanale con Massimo Bordin:

Bordin: Tu dici: c'è stata un'unità, non sono emerse critiche sostanziali, non ci sono state posizioni contrapposte. Questo è sicuramente vero. Però, appunto, pescando, giusto per amor di dibattito e cercando spunti, un paio di cose forse si possono trovare. Da un lato la questione dell'informazione televisiva, un intervento di Giulia Innocenzi, che si è tirata diverse critiche, e la questione ancora della proposta di regolamento, poi approvata, da parte della Commissione di vigilanza, su stesura di Marco Beltrandi. Ha creato un po' di dibattito, a un certo punto, ecco.
Pannella: Sì. Io l'ho trovato evocato in due o tre interventi al massimo. Cioè sul piano di non avere forse calcolato le reazioni.
Bordin: Io ne ho citato uno solo, quindi figuriamoci.
Pannella: Sì, tu dicevi giustamente. Ma io dico forse altri due o tre. Però, diciamo che Giulia Innocenzi era in un contesto così che ha fatto dire ad altri, a alcuni compagni negli interventi successivi, che si sapeva che spesso può accadere che se si pensa di inserire un virus in altri corpi, poi ci si accorge che è l'altro corpo che si immette nel nostro. Ed è francamente cosa che a proposito di Giulia Innocenzi io mi sento tranquillamente, in proprio, di dire che questa osservazione è a iosa legittimata. Per l'intervento nel suo complesso. Ma infatti, devo dire lo ritenevamo in molti piuttosto scontato e non vale la pena, appunto, di dargli troppo valore. Però fai bene a sottolineare anche questa osservazione, che è stata fatta.
Bordin: Era solo per cercare così degli spunti. Poi passiamo naturalmente ad altro.
Unica riflessione: ma a cosa serve un comitato se non a discutere di posizioni, in quanto tali potenzialmente divergenti, che fanno crescere il movimento attraverso il confronto? Basta così poco, e cioè la critica al regolamento Beltrandi, per essere considerati un corpo estraneo?
Ritengo, e porto avanti questa posizione, che i Radicali siano all'altezza di un confronto più acceso e ad ampio raggio rispetto agli altri partiti: è questa la nostra ricchezza.
E questo è quanto ho da dare.

P.S. Tutto ciò che è stato trascritto sopra potrebbe essere sovvertito se quell'"in proprio" fosse "improprio", come ha trascritto Radio Radicale. Riascoltandolo, e inserendolo nel contesto, tuttavia, sembra proprio essere "in proprio". Anche perché altrimenti la frase non avrebbe senso.

Facciamo a chi urla più forte

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Vedere la gente che manifesta e si mobilita in 24 ore per difendere la libertà di informazione, che significa preservare il diritto dei cittadini di sapere e mantenere l'azione di controllo su chi detiene i poteri decisionali, è emozionante. Vedere la gente che fischia a una persona che ha il microfono in mano e il diritto di parola, impedendogli di fatto di parlare, è mortificante.
E' quello che è successo ieri dopo qualche frase pronunciata da Bruno Vespa, intervenuto a sorpresa nella piazza radunata contro la chiusura dei programmi di Bruno Vespa.
Certo, Vespa non sarà un trascinatore di popolo, e non è nemmeno una pecorella smarrita ("se continuate così non ha senso che io stia qui, ho gente che mi aspetta a cena"). Ma ciò non giustifica la piazza a fischiare mentre una persona sta parlando. Il dissenso si può e si deve esprimere. Ma lo si può fare solo se si è capito il messaggio contro cui si dissente.
E' bastato che Vespa ricordasse che "Zapatero e Sarkozy hanno distrutto la tv pubblica", perché i fischi gli piombassero addosso. C'è voluto il Presidente della federazione nazionale della stampa e Giovanni Floris per calmare gli animi (su bambini, fate i bravi, lasciatelo parlare, così andiamo tutti a casa con un bell'8 in condotta).
Preferisco fare mio l'invito di Santoro, pronunciato proprio ieri dal palco: "Io continuerò a difendere il diritto di Bruno Vespa di esprimersi, nonostante lui non difenda il mio".

Il colpo del ko

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Gli utenti internet italiani, dice la Nielsen, sono circa 24 milioni: quello che stanno cercando di fare, quindi, è tappare la bocca e/o bendare gli occhi a metà della popolazione italiana in un colpo solo, mettendo le mani sull'ultimo mezzo di comunicazione di cui i partiti non si sono ancora del tutto impadroniti.

Non dà anche a voi l'inquietante sensazione della soluzione definitiva?

Studiare, per favore, oppure scrivere di sport

14 Commenti »


Leggendo tutti e tre gli articoli si evince con una certa chiarezza che la donna ha assunto la pillola del giorno dopo, che notoriamente non è abortiva, ma contraccettiva.

Siccome la fantasiosa attribuzione di effetti abortivi alla pillola del giorno dopo è una delle mistificazioni con cui il fronte integralista cerca sistematicamente di negare i diritti delle donne, sarebbe il caso che chi scrive di questi temi avesse quantomeno la compiacenza di informarsi.

Oppure di dedicarsi alle cronache della pallanuoto, che è un argomento meno delicato.

Appello per Radio Radicale [di Tina Santoro]

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Firma perché sia rinnovata la convenzione tra lo Stato e Radio Radicale per la trasmissione delle sedute del Parlamento, servizio assicurato con unanimi riconoscimenti di qualità e correttezza fin dal 1976 e dal 1994 attraverso lo strumento della convenzione che scade quest'anno.

Non è in gioco soltanto la sopravvivenza di Radio Radicale, ma la possibilità di continuare ad assicurare una funzione pubblica fornita da decenni ai cittadini e alle istituzioni, in una situazione in cui nessun altro svolge lo stesso servizio alle stesse condizioni, come dimostrano gli attestati provenienti dal mondo accademico, giornalistico e politico.

Non si tratta quindi di salvare Radio Radicale, ma di garantire un servizio di pubblica utilità. Firma l'appello!

Padroni

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Ho come la sensazione che la maggior parte di coloro che si lamentano -non senza ragioni- del fatto che una considerevole parte dell'informazione sia nelle mani di Berlusconi, non avvertano il minimo fastidio all'idea che essa fosse -e da certi punti di vista ancora sia- tutta (non una considerevole parte ma, ripeto, tutta) in mano ai partiti.
Io, per conto mio, mi ostino a ritenere che una cosa possa dirsi davvero libera soltanto quando un padrone non ce l'ha.
E che accapigliarsi per stabilire a quale padrone sottomettersi costituisca il vero, drammatico, indizio di schiavitù.

Pizzino in edicola

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Feltri:

Oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E' sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme".

Omissis /2

40 Commenti »

Non c'è niente da fare: come ho già scritto qualche giorno fa, se la vittima è italiana e l'aggressore è rumeno lo specificano a chiare lettere nel titolo, mentre se la vittima è rumena e l'aggressore è italiano ne fanno menzione soltanto nel corpo dell'articolo.

Una domanda: se foste rumeni, sareste contenti di questo andazzo?

Propaganda monopolistica

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Una bella trovata contro la disoccupazione (!) e per il rilancio dell'equilibrio dell'informazione: in Francia è stata istituita una commissione composta da dieci studenti di scienze politiche che dovranno conteggiare i tempi di parola dei politici, per garantire il pluralismo e la par condicio. Dopo che in Italia è stato chiuso il Centro d'ascolto e lasciato tutto nelle mani dell'Agcom, il cui Presidente viene scelto dal Presidente del Consiglio (Berlusconi) sentito il Ministro delle comunicazioni (ossia il Ministro per lo Sviluppo economico, Scajola), pensate che dalle nostre parti a qualcuno possa venire in mente di togliere al governo il controllo della Propaganda? Suvvia, se poi qualcuno ha problemi nel trovare lavoro, come suggerito dal Presidente del Consiglio si rivolga al figlio del Berluska (e vista la frenetica attività degli ultimi tempi, forse è più disponibile il Berluska in persona).

Gatti da pelare

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Al Tg3 han fatto fuori il Vaticanista, perché aveva detto che il Papa lo ascoltano solo quattro gatti. Però rabbiosi. E comunque, specificano dal Vaticano, non erano quattro. Erano quarantaquattro, in fila per tre, col resto di due. Del resto, è risaputo: la gatta frettolosa fa i vaticanisti ciechi. Per evitare futuri imbarazzi, le cronache vaticane dei Tiggì, da oggi in poi, si concluderanno con le fusa. Tanto con Ratzinger i Direttori dei telegiornali sono già tutti un baubau miciomicio. Chiariamo, non si tratta di un giro di vite della censura. Al massimo, di una zampata. Per evitare possibili grane legali, questo blog saluta tutti i suoi lettori con un affettuoso miaaao!

Breccia di informazione

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Incredibile tocco di stile Rai: "Il Papa andrà in vacanza con due gatti, poco meno di quei quattro gatti disposti ancora ad ascoltarlo".

Ma la Rai non era l'organo di comunicazione vaticana, dopo Radio Maria e Tele Pace? Complimenti a Roberto Balducci, autore di cotanta libertà che in italico suolo non si respirava dalla breccia di Porta Pia, e che siamo sicuri si gusterà i suoi momenti di gloria con l'ausilio della liquidazione.

Il peggio del peggio quotidiano, 11 luglio '09

15 Commenti »

Inauguriamo oggi una nuova piccola rubrica: il peggio del peggio quotidiano, ovvero l'Oscar all'informazione più becera.
Potete lasciare eventuali segnalazioni nei commenti, temo ci darà grandi soddisfazioni..
And the Oscar goes to: ...VITTORIO FELTRI...

TG1: Tele Giudizio 1

63 Commenti »

Nel suo intervento al TG1 delle 20.00, Minzolini ha definito "gossip" e "pettegolezzo" una inchiesta giudiziaria, quella di Bari, che tocca appalti truccati della sanità, induzione alla prostituzione, spaccio di cocaina e "utilizzo finale" della prostituzione da parte del Presidente del Consiglio (quello stesso che aveva da poco firmato una legge anti-lucciole). A differenza di tutti i giornali e telegiornali del mondo, che ne hanno abbondantemente parlato, Minzolini ha deciso che il primo telegiornale italiano non vi dovesse neanche accennare. Invece di informarci, ha giudicato - preventivamente e al nostro posto - la notizia. E ha deciso che per noi non fosse di alcuna importanza conoscerne i dettagli. Eppure, proprio Minzolini, un tempo (24 ottobre 1994) diceva:
“Le smentite a ripetizione rivelano solo che abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. […] Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico
ma soprattutto
"io penso che l' opinione pubblica sia perfettamente in grado di giudicare come stanno le cose."
Poi, evidentemente, ha cambiato idea. Vedi anche: qui.

Ci proviamo?

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I dati Censis, amici, parlano piuttosto chiaro: alle ultime europee e amministrative quasi tutti gli elettori hanno deciso per chi votare guardando i TG e i talk show televisivi, mentre soltanto il 2 (dicasi due) per cento dei cittadini si è preso la briga di informarsi attraverso internet.
I risultati di questa situazione (per la verità decisamente penosa) sono sotto gli occhi di tutti: il nostro paese è in coda a tutte le classifiche mondiali sulla libertà di informazione, e diventa sempre più difficile, per i pochi che continuano a sviluppare qualche anticorpo al dilagante processo di trasformazione dei cittadini in telespettatori, reperire notizie, opinioni e punti di vista che non siano graditi al regime.
Delle due l'una: o ci rassegnamo e ci dedichiamo al calciomercato (il che, detto per inciso, mi dispiacerebbe assai, visto che sono della Lazio e sono piuttosto stanco di leggere sul giornale roboanti titoli sull'ingaggio di perfetti sconosciuti), oppure ci rimbocchiamo le maniche e facciamo quello che possiamo.
Ebbene, gente, quello che nel caso di specie possiamo fare è provare a fare in modo che la lotta per un'alternativa nella rete diventi una cosa seria: proprio per questo il 26 e il 27 giugno a Chianciano nascerà un'associazione radicale a difesa delle libertà digitali, per una democrazia che possa svilupparsi senza intermediazione (leggi propaganda) in ogni parte della società, e per una comunicazione online che riesca non solo ad informare, ma soprattutto a coinvolgere le persone. Saranno due giorni (la sera del 26 e la mattina del 27) in cui cercheremo di togliere il dibattito sulle tecnologie digitali e su internet dalle mani dei tecnici riconsegnandolo non solo ai cittadini che usano la rete, ma più in generale a tutti coloro che hanno voglia di attivarsi nella società, ma trovano partiti ed istituzioni chiusi su se stessi e incapaci di rinnovarsi. I lavori si svolgeranno presso il Centro Congressi Excelsior di Chianciano, Via Sant’Agnese (Piazza Italia) e inizieranno venerdi' 26 alle ore 21 per concludersi sabato 27 alle ore 12.
Io sarò là sabato mattina per esporre un paio di idee sul mondo dei blog che mi frullano in testa da un po'.
Che fate, venite anche voi?

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