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Tanto per rinfrescare la memoria

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Solo per segnalarvi che Don Ruggero Conti, condannato a 15 anni e 4 mesi di carcere per abusi su minori, è lo stesso che a suo tempo partecipò alla campagna elettorale di Gianni Alemanno con la qualifica di garante per la famiglia e le periferie, e che durante il processo a suo carico il Comune di Roma, in persona dello stesso Alemanno nel frattempo divenuto Sindaco, non si costituì parte civile, di tal che dovette prendersi la briga di farlo al suo posto, come consentito dall'articolo 9 dello statuto comunale, il segretario di Radicali Italiani Mario Staderini.
Così, tanto per rinfrescare la memoria a quelli che tendono ad averla un tantino corta.

Non conoscevo l'iter

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Gino Reali, vescovo della diocesi di Porto e Santa Rufina, al Pubblico Ministero durante la deposizione in merito al caso di Don Ruggero Conti:

Non ho informato il Vaticano e la Congregazione per la dottrina della fede perché non ritenevo sufficienti gli elementi raccolti e non ho denunciato i fatti all'autorità giudiziaria italiana perché non conoscevo l'iter da seguire.
Ricapitoliamo, che ne dite?
Tanto per cominciare, gli elementi che il vescovo non ritenne "sufficienti" consistevano nelle accuse esplicite di un altro sacerdote, nella testimonianza del responsabile dell'oratorio e, dulcis in fundo, nei racconti di diversi parrocchiani, molti dei quali andarono da lui per denunciare di aver subito direttamente degli abusi.
Ecco, secondo il vescovo questi riscontri non potevano considerarsi "sufficienti" per aprire un'istruttoria; il che conduce inevitabilmente a domandarsi quali possano essere, invece, degli elementi validi: non so, magari un filmato? Oppure una confessione scritta e autografata dall'accusato? Non è dato sapere.
La seconda parte, poi, è ancora più interessante: don Reali sostiene di non aver informato l'autorità giudiziaria perché non conosceva la procedura da seguire.
Immaginate la scena. Uno ha notizia di un terribile reato e si propone di denunciarlo: poi, però, si domanda se sia il caso di recarsi dai Carabinieri, oppure in una stazione di Polizia, o magari alla Procura della Repubblica; e inoltre si chiede se la segnalazione debba essere fatta a voce o per iscritto, e in tal caso se possa essere scritta a mano o se vada bene anche stampata con il computer, e per di più se debba essere fatta su foglio protocollo a righe o in formato A4 su carta bianca, e come se non bastasse se serva una marca da bollo, per non parlare del dilemma sugli orari di apertura al pubblico delle questure e della necessità di sapere se è meglio rivolgersi a un appuntato, o a un maresciallo, o a un ispettore, o a un commissario, o a un cancelliere o direttamente a un giudice; ragion per cui, stremato da tanti dubbi, decide di lasciar perdere e di non denunciare un cazzo.
Voi che ne dite, c'è bisogno di commentare?

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