A costo di risultare antipatico

Adesso dirò una cosa che a qualcuno non piacerà, ma proprio perché ho parlato spesso del problema, e proprio perché il problema mi sta molto a cuore, mi prendo la libertà di farlo: non essere complici del femminicidio, per come la vedo io, non consiste nel firmare appelli che -come spesso accade- tendono a restare delle enunciazioni di principio; piuttosto, sarebbe meglio prendersi la briga di dire quello che si pensa, a costo di risultare antipatico e di essere mandato a cagare, quando un'amica ti racconta che il suo ragazzo è geloso e si scoccia se esce da sola, o quando siete a bere una cosa insieme e il telefono le squilla dieci volte in due ore perché lui non sa chi sei e diventa sospettoso, o quando ti racconta che lui le ha sbirciato gli sms sul telefonino ma lei l'ha perdonato perché in fondo può succedere, o quando ti dice che voleva vedere il suo ex per parlare un po' ma lui le ha opposto che sarebbe stata una mancanza di rispetto inducendola a rinunciarci, o quando lui ha fatto la faccia storta perché lei doveva uscire con le amiche e aveva la gonna un tantino troppo corta.
Non essere complici del femminicidio, secondo me, significa farsi uscire le parole in quei momenti là: perché ci sono un mucchio di donne intelligenti che questa robaccia, in un modo o nell'altro, continuano a doverla fronteggiare; e quando ne parlano a qualcuno si sentono rispondere spesso e volentieri che sono esagerate, che bisogna avere un po' di pazienza, che non è il caso di farla troppo lunga.
Ecco, io credo che questa robaccia, che molti continuano a ritenere innocua, sia l'inizio della fine: e che se ci si ritrova, magari per quieto vivere, a passarci sopra una, due, tre volte, il femminicidio è dietro l'angolo e può esplodere anni dopo, senza nemmeno il tempo di domandarsi come ci si sia arrivati.
Perché la cultura maschilista di questo paese è una bestiaccia, l'ipocrisia pure, e la tendenza a mordersi la lingua e non dire le cose perché non sta bene è peggio di tutte e due.
Va bene l'appello, quindi, per l'utilità che può avere: ma qualche "mollalo" in più, quando le cose cominciano e il dramma non si intravede neppure, facciamocelo uscire di bocca.
A costo di risultare antipatici, e magari di essere mandati a cagare.

Questo post è stato pubblicato il 30 aprile 2012 in ,,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

29 Responses to “A costo di risultare antipatico”

  1. A me non risulti antipatico, anzi. Sono d'accordo con te e penso che per combattere il femminicidio (e tutto ciò che vi è correlato) si debba andare a scardinare una mentalità radicata a fondo.

    Penso però che sia un'operazione molto complicata e qualche "mollalo" in più, a mio modesto parere, ancora non basta. Ma sicuramente può aiutare a capire che il femminicidio non nasce dal nulla perché l'uomo è cattivo, aggressivo, eccetera, ma trova terreno fertile finché a certi uomini-bestia si continua a perdonare un po' troppo, perché nella cultura retrograda che ancora ammorba questo paese all'uomo è concesso un po' di più, alla donna un po' di meno.

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  2. aH, sono questi ora quindi gli uomini bbbestia. vabbè.
    ps: un sacco di queste donne intelligenti si pongono con lo stesso atteggiamento.
    Sono brutali e cattive e da mollare senza esitazione anche loro?

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  3. Mi spiace, hai toppato.
    Nel senso che non riesci a starmi sul culo.
    Mettici più impegno, bella personcina che sei!
    ^_^

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  4. a beh perchè invece ragazze gelose che controllano i loro compagni non si sono mai viste....

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  5. son perfettamente d'accordo con te, a me è capitato di parlare con una ragazza che mi ha detto che non prendeva la pillola perchè lui era geloso...e io da mamma le ho consigliato di pensarci bene a stare con uno come lui...non mi ha mandata a cagare per rispetto credo, ma almeno spero che un pò ci abbia pensato

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  6. tutto vero, ma a volte non basta, dovrebbero cambiare mentalità anche certe donne. Una volta una mia collega mi ha detto che se suo marito la picchiava l'avrebbe perdonato, io gli ho detto che era fuori e che non avrebbe dovuto farlo, l'avrebbe dovuto mollare, perchè uno che picchia la moglie o la fidanzata o la ragazza o mettetela come volete, non la rispetta e men che meno la ama,la risposta è stata ancor più sconcertante: ma se io lo amo lo perdono, perchè chi ama perdona tutto.

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  7. Assolutamente d'accordo con te. Parola per parola. Tutti bravi, dopo.

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  8. Sono d'accordo col commento precedente e aggiungo anche che quelli che lei chiama appelli servono anche a raccontare queste storie che altrimenti rimarrebbero sottaciute. E' solo dando rilievo, anche mediatico, ad un fenomeno così "non detto" come la violenza privata sulle donne che si può operare una diffusa sensibilizzazione della popolazione, che magari vede, ma non distingue o non capisce.

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  9. Caro Metil,

    Condividerei le tue parole se non fosse che esiste un sentimento umano chiamato "gelosia" cui sono soggetti sia uomini che donne. A me (uomo) è capitato di essere oggetto di gelosia, per cui posso afferma con sicurezza che non si tratta di un fenomeno solamente maschile.

    Certo, quando lavoravo in Olanda un mio collega danese mi ha detto che per lui sua moglie (gran bella donna, oltretutto) poteva fare ciò che voleva a patto che fosse discreta. Esempi del genere sono però rari sia tra gli uomini che tra le donne.

    Senza voler sminuire un problema serio, penso che tu stia semplificando in modo brutale la dinamica di coppia.

    Ciao,
    Roberto

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  10. ho pensato "ma vai a cagare" su ben altri post, questo non fa una grinza

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  11. Sorrido perchè non mi pare quasi possibile che un uomo possa davvero pensare quello che tu hai avuto anche l'ardire di scrivere...
    Mi sono rivista tra le tue parole, mi sono rivista e ne ho scritto nel mio spaziovirtuale un paio dimesi fa (se ti va di leggere lo trovi qui http://moteldelleparole.blogspot.it/2012/02/camera-ta.html) è bello quanto dici, paradossale che mi paia anche "bello" perchè dovrebbe sembrarmi invece "normale" ma così è...

    Chapeau...

    MrsQT

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  12. penso che per accettare un compagno del genero ,bisogna essere patologica,tanto quanto lui,altrimenti una cambia! il vittimismo,sappiamo bene in terapia che è solo una scusa!...quale sarebbe la donna sufficientemente equilibrata che potrebbe accettare un rapporto del genere?

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  13. risultare antipatico?? ma se bisognerebbe fare una statua agli uomini come te! e perché ce ne siano sempre di più, il cambiamento deve partire prima di tutto dalle donne (madri, compagne, amiche). Quando nei primi tempi della nostra relazione il mio compagno ha provato ad avere timidi accenni dei comportamenti di cui parli, nella migliore delle ipotesi gli ho riso in faccia, nella peggiore gli ho detto che non mi avrebbe rivista mai più. Oggi, se sente una ragazza dire che si è "dovuta" cambiare perché il fidanzato non la faceva uscire vestita in quel modo le fa "e non hai fatto uscire lui, ma a calci nel sedere?"

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  14. Il problema è che se il tipo è così geloso e lei lo molla, lui l'aspetta sotto casa e, come minimo, la mena. Comunque hai ragione tu e ha ragione nayma. Una volta una mia amica mi chiese di farle da testimone di nozze e io le dissi che, da amico e futuro testimone, la sconsigliavo di sposarsi con quello str... del suo fidanzato, spiegandole il perché e il percome di quel suggerimento. Non mi mandò a quel paese, non mi invitò al matrimonio, ma poi ha trascorso un paio di anni d'inferno coniugale prima di divorziare - uno di quei divorzi alla "Kramer contro Kramer", con il bambino usato dai due come arma impropria per colpire l'altro. Non vorrei sembrare uno che fa polemica anti-cattolica sempre e comunque, ma anche lei a me, che le facevo notare i tradimenti e le bugie dell'allora fidanzato, mi rispose che l'amore è perdono. E veniva, naturalmente, da una famiglia super-cattolica.

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  15. Certo che il criterio di accettazione dei commenti è piuttosto criptico, eh?

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  16. Roberto: il criterio di accettazione dei commenti è che non li censuro mai a meno che non siano offensivi o insultanti, ma li modero quando posso e in genere non quando ho da fare altro, tipo adesso che sono in mezzo alla strada a raccogliere le firme per le famiglie di fatto. Adesso ti risulta meno criptico?

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  17. "a beh perchè invece ragazze gelose che controllano i loro compagni non si sono mai viste...."

    no no ci sono anche le ragazze troppo gelose, sono poche però le ragazze troppo gelose che ammazzano i loro compagni o ex, sono certamente meno degli esponenti del nostro sesso quindi il problema non è la gelosia in sè ma un modo sbagliato di viverla che ti porta a pensare che l'altro (l'altra in questo caso) senza di te non ha più diritto di vivere

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  18. Non potrei essere più d'accordo con te, in quanto donna e in quanto persona. Molte volte il "perbenismo" ha fatto più danni che una tempesta.

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  19. ineccepibile, altroché. e proprio l'incredulità di certi commenti fa capire quanto sia necessario partire dal basso, dai comportamenti minimi, dalle parole. un piccolo contributo, proprio sulle parole, è quello che posso dare io http://dariodemarco.wordpress.com/2012/05/01/femminicidio-e-violenze-nascoste/

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  20. Grazie, è sempre bello leggere queste cose scritte da un uomo :)

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  21. Assolutamente d'accordo. Al di là degli esempi, è nei comportamenti di tutti i giorni, nei piccoli gesti quotidiani, che si può intervenire per cambiare le cose. Le più piccole, ed apparenti innocue, complicità ci rendono molto responsabili.

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  22. <<<<<<<>>>>
    Appunto, il problema non è la gelosia (maschile), ma gli uomini dementi che a questa aggiungono violenza fisica e idiozia di vario tipo. Appunto di donne "intelligenti" ma infoiatamente gelose ve ne sono a bizzeffe ( e alcune di queste magari pestano la nuova ragazza dell ex insieme alle amiche, gli danno fuoco all' auto e tante piccole deliziose cosette)

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  23. La violenza sulle donne é soprattutto un problema culturale, e di "cultura" latina. Non per niente in Spagna vi é lo stesso problema di violenza sulle donne.
    Credo che bisogna rimediare a cio' iniziando dalle giovani generazioni e quindi in seno alle famiglie e nella scuola , in questo'ordine.

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  24. E' vero, Metilparaben, hai ragione: le donne dovrebbero avere il coraggio di parlare di più ed accettare di meno. Tanto per mettere in chiaro le cose, ho detto subito a mio marito che il giorno che mi mette una mano addosso in maniera non ortodossa io esco e vado direttamente alla polizia e dopo al pronto soccorso. E questo sono in grado di farlo perché vengo da una famiglia dove, seppure ogni tanto si è litigato, come in tutte le famiglie, a nessuno è venuto mai in mente di alzare le mani. Tuttavia, conosco donne che si sono sposate con chi le picchiava da fidanzato e da marito, oltre a sfasciarle di botte, le ha rinchiiuse in casa, con la complicità della madre, e non permette più loro di uscire neanche la domenica per la messa. Genitori e fratelli di lei ne sono assolutamente a conoscenza ma non muovono un dito: che faccio? Mamndo una lettera anonima ai carabinieri? Inutile. Finché non si scardina la mentalità non si scardina la violenza, e la mentalità è purtroppo ancora troppo diffusa. Quanto detto, vale per gli uomini che picchiano le donne e per le donne che picchiano gli uomini: in questi casi non ci sono distinzioni di genere.

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  25. sono d'accordo col post solo in parte, nel senso che il principio è giusto ma non so fino a che punto suggerire a un'amica di mollare il compagno sia efficace: un po' per orgoglio, un po' per puntiglio, potrebbe sortire l'effetto opposto. lungi da me colpevolizzarle, anzi, ma temo che buona parte delle vittime di femminicidio abbia a un certo punto della vicenda avuto a che fare con qualcuno vicino a loro che le ha dato quel consiglio...

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