Il valore del cappuccio

Vedere le foto di “ragazzi” (chi può dirlo?) con il viso coperto da passamontagna, da foulard o da cappucci, rigorosamente neri, che tirano sassi, che rovesciano cassonnetti dell’immondizia (perdipiù per il riciclaggio!), che “caricano”, mi mette una grande tristezza. Sentono la parola “G8″ (che c’entrava con la conferenza dei rettori a Torino?) e subito si mettono in viaggio, senza neanche sapere il perché, e soprattutto, senza voler trasmettere il loro messaggio, se ce l’hanno. Le manifestazioni di violenza a Torino si sono svolte, il caso ha voluto, proprio durante l’apertura del processo contro Aung San Suu Kyi, la leader nonviolenta che si batte per il liberare il suo Paese da una giunta militare totalitaria. Vorrei sapere, attraverso la violenza, per cosa si battano gli incappucciati.

Questo post è stato pubblicato il 20 maggio 2009 in . Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

5 Responses to “Il valore del cappuccio”

  1. Questi sono globe-trotter (ci vorrà la s finale?) degli scontri di piazza.Sono volenterosi e forse benintenzionati,ma in definitiva il loro spontaneismo anarcoide,l'estremismo parolaio che li caratterizza non conduce a niente.Vampate di ribellismo per cui si può anche simpatizzare (i loro avversari in divisa,non dimentichiamolo,sono gli stessi della Diaz e Bolzaneto),ma mi viene sempre il sospetto che la loro ragione d'essere sia lo scontro violento di piazza,così,a prescindere.In questo caso,poi,sono stati attirati dall'infelice titolo del convegno,G8.
    p.s.
    uno dei gruppi organizzati protagonisti degli scontri è,se non sbaglio,nato dalle ceneri della "Fossa de leoni",formazione di ultras del milan sciolta qualche anno fa.Mi sa che questi,e i loro compagni di scorribande, cerchino soprattutto un pomeriggio eccitante e adrenalinico.

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  2. A me più che la Diaz torna in mente Pasolini...

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  3. giulia, non ci siamo... e i commenti post-fascisti sono orripilanti...

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  4. @ Anonimo 0:32
    Non so se il post-fascista si riferisce a me o a Grendel.Mi sembra però una definizione poco generosa e ingiustificata per entrambi i commenti.L'accenno alla famosa provocazione di Pasolini può starci(per i più giovani:P. disse,grosso modo,che tra i poliziotti figli di contadini e i giovani dimostranti figli di papà,lui stava con i primi.Stiamo parlando di 40 anni fa).
    Per quel che mi riguarda,invece,sarebbe più giusto definirmi post-comunista,dato che sono stato iscritto al PCI dalla metà dei '70 fino ai primi '80.Poi li ho votati anche nelle loro successive trasformazioni in PDS,DS ecc.Adesso,seppure a malincuore,voto PD.Faccio fatica a digerire i vari teodem, ma per contrastare B. un voto d'opinione a partiti che sento più in sintonia con me temo sia sprecato.Con questa legge elettorale almeno.
    Le manifestazioni,anche vivaci,contro la legge Gelmini,solo per fare un esempio,avevano un senso,mentre invece gli scontri di TO per il G8 università sono state attività fisica,puro sport.Le motivazioni per protestare erano inconsistenti,a dir poco.
    Può darsi che mi sbagli,ovvio.
    Ti saluto

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  5. E' circostanza assai rara che io sia costretto a intervenire in questo modo.
    Tuttavia, a prescindere dal mio eventuale accordo o disaccordo con quanto espresso nel post (ed è più un accordo, che un disaccordo, by the way, se è vero che sono un nonviolento, e che nemmeno io ho capito bene, nel caso di specie, le motivazioni precise di quelli che protestavano, né il motivo per cui non potessero essere espresse in modo diverso), debbo sottolineare due cose:
    1. non mi piace per niente l'atteggiamento di chi, senza nemmeno firmarsi (noi, tutti, ci mettiamo sempre la faccia) butta là un protervo "non ci siamo", senza peraltro degnarsi di spiegare in che consiste il suo disaccordo con quanto espresso nel post, come se avesse l'autorità morale, o intellettuale, o di chissà quale altro tipo, per stabilire se "ci siamo" o no, con quel senso di superiorità immotivata che -questo sì- trovo vagamente fascista;
    2. mi piace ancora meno, a dire il vero, che si dia del fascista, o peggio del post-fascista, a chi ha espresso opinioni che col fascismo non c'entrano niente, mettendoci il proprio nome e cercando di motivarle.
    Per quanto sopra, caro anonimo, mi corre l'obbligo di comunicarti che, scusami se te lo dico, non ci siamo proprio.
    A.

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